Nella giornata di ieri ci ha lasciato una delle figure più originali del vino scaligero, Rinaldo Rinaldi, cuore e mente di Villa Rinaldi, a Soave, vera e propria maison de négoce, conosciutissima per i suoi Amarone e Recioto, ma soprattutto per i suoi Metodo Classico, gli spumanti ottenuti attraverso la rifermentazione in bottiglia. Villa Rinaldi è nata a fine 1800 per mano del suo fondatore, Marcello Rinaldi. Negli Anni Sessanta del secolo scorso, l’ingresso nella gestione di Rinaldo che imprime la svolta: mette mano alle migliori partite di Chardonnay e Pinot nero del Trentino Alto Adige e crea un proprio stile: lungo affinamento delle basi spumante in barriques francesi e dégorgement à la volée ne sono alcuni dei tratti distintivi. Sempre affiancato dalla moglie Irma, ha coinvolto progressivamente nell’attività anche i figli Alberto (enologo), Teresa, Cinzia e Paolo. Con Rinaldo Rinaldi se ne va un personaggio unico, iconico, un testimone dei “ruggenti anni sessanta” ed un appassionato imprenditore. Le sue bollicine non hanno avuto mai nulla da invidiare a quelle francesi; i suoi Amarone e Recioti si sono sempre posizionati all’eccellenza qualitativa. La lunga lista di premi e riconoscimenti internazionali sta lì a dimostrarlo. Un cursus honorum eccezionale. La vera forza di Rinaldo Rinaldi stava nella famiglia alla quale va oggi l’abbraccio commosso della Redazione de L’Adige di Verona, di foodyes.it e dell’Italian Wine Journal.
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